30/05/2012 - Montare le tende. Cuocere i pasti.
Giocare coi bambini. Fra dolore e sorriso, gli scout ci sono.
“No,
guarda, tranquillo te le mando domani. Brandine e lettini, arrivano da Forlì”.
E’ concitata la sera di Davide Licata, incaricato regionale dell’Agesci Emilia
Romagna per la Protezione Civile. L’Agesci è la principale associazione scout
italiana, e come incaricato regionale EPC Davide deve coordinare le
azioni, attivare le squadre, tenere i rapporti con i volontari. Pensare ad
impostare il vettovagliamento. Perché i suoi ragazzi sono lì fuori, a dare un
mano: i ragazzi, i capi e gli educatori dello scoutismo emiliano-romagnolo che
si sono, da subito, mobilitati per dare una mano alle popolazioni sfollate a
causa del sisma che ha colpito, terribilmente e violentemente, la regione
dell’Alto Modenese.
LA
PRIMA EMERGENZA - Conforto.
Aiuto. Braccia che lavorano. I ragazzi con il fazzolettone, se serve, ci sono.
E, pare, servono moltissimo e serviranno sempre di più: “Preparatevi, perché ci
sarà bisogno di voi”, avrebbe detto ieri un funzionario dell’autorità della
Protezione Civile dell’Emilia Romagna. E gli scout, sempre pronti, cercano
di esserlo e di insegnarlo ai ragazzi che gli sono affidati. Fin dall’inizio
dell’emergenza domenica scorsa i gruppi scout della zona interessata dal sisma
erano stati allertati ed erano entrati in fase operativa: “Nella prima fase
dell’emergenza i capi scout dei gruppi dei paesi direttamente coinvolti (Massa
Finalese, Cavezzo, San Felice, Medolla, Mirandola, come anche nel bolognese),
sotto mandato diretto dei sindaci e della Protezione civile, hanno da subito
prestato la loro opera per rispondere alle prime necessita’ degli sfollati
. Altre squadre di volontari della protezione civile Agesci regionale,
specificamente formate per intervenire in situazioni di emergenza, sono pronte
a intervenire, sotto la guida di 100 capi che garantiranno la continuita’
dell’assistenza alla popolazione e supporto logistico”, scrivevano ormai
mercoledì scorso le agenzie di stampa. Da allora, la situazione è molto
cambiata.
CON
I PICCOLI - Perché nel
frattempo, è arrivata la seconda, distruttiva scossa di terremoto che ha
nuovamente messo in ginocchio delle zone già piegate. I ragazzi degli scout,
però, erano già lì questa volta: e mentre i giorni passavano hanno tenuto
traccia del loro impegno in un diario online. In un giro frenetico di telefonate
riusciamo a parlare con i responsabili dello scoutismo emiliano-romagnolo che
stanno coordinando e gestendo i capi educatori che hanno messo a disposizione
lel oro competenze per il sostegno agli sfollati e alla popolazione. Solo un
lato b di quello che lo scoutismo fa sempre, ogni giorno, nelle città e nelle
campagne dell’Italia. ”Nella prima fase”, ci dice Sergio, incaricato
comunicazione e stampa Agesci Emilia Romagna, “ci siamo occupati di cose
prettamente logistiche – che a questo punto dovranno peraltro ripartire:
spostare cose, montare tende, preparare pranzi. Servono braccia, manovalanza,
azioni concrete”, ci dice. Ma con oltre 10mila sfollati e poco più di
1000 volontari nell’intera area del sisma c’è un’altra urgenza, per la quale
gli scout sono corazzatissimi ed attrezzatissimi: “E’ una novità di questo
secondo momento di emergenza, qui entra in gioco la nostra azione educativa.
Gli scout in questo momento partecipano alle varie situazioni di gestione dei
giovani – delle scuole, dei bambini, dei ragazzi. Il bisogno è quello di
allontanare un secondo i bambini dalle famiglie che sono psicologicamente a
pezzi. C’è l’esigenza di restituire un po’ di spazi agli adulti occupando i
figli, e per i ragazzini di ritrovare i propri spazi e un senso di normalità”.
COMPETENZA
- Ma che cosa può fare
un capo scout, che è comunque un volontario, non un professionista del soccorso
e del supporto? ”Il capo scout è un capo formato, o in formazione, per
essere un educatore, il che significa non solo stare con i bambini ad occupare
del tempo ma lavorare per creare dei legami costruttivi e duraturi fra di loro.
Siamo abituati alla vita all’area aperta, abbiamo una certa abilità manuale,
sappiamo scavare una trincea, siamo in grado di montare un tendone, sono cose
che non ci spaventano. E molti capi hanno anche una formazione specifica per la
Protezione Civile che imparano in appositi campi, dove si impara a gestire
aspetti logistici dell’emergenza, le regole da seguire per attivare soccorsi e
richiedere aiuti”, ci spiega Sergio. “La macchina della protezione civile è
partita lentamente, ma è partita in maniera massiccia: ora, sul campo, ci sono
tante forze che possono dare una mano”.
A MEDOLLA - Nessuno si aspettava una violenza e una forza così distruttiva.
Non in queste regioni. Le forze non erano pronte, non c’era allerta. Ma
gli scout sono stati in grado di esserlo un po’ di più, a quanto sembra. E c’è
un’esperienza che vale la pena raccontare, perché continua a tutt’oggi: quella
di Medolla. Dove il gruppo scout è stato in grado, in parte, di sostituire
l’azione del Comune e della Pubblica Amministrazione, arrivando a gestire
praticamente in solitaria una struttura di ricezione per gli sfollati molto
importante come la palestra della città: dove sono i fazzolettoni, gli
educatori della locale Comunità Capi ad avere in carico l’accoglienza, la
pulizia, la preparazione dei pasti. ”La co.ca. di Medolla dalle prime
ore si è auto-attivata”, ci dice Davide Licata al telefono, “gli interventi
solitamente hanno uno schema ben preciso che va seguito, ma nei primi minuti
dell’emergenza loro hanno preso l’iniziativa. Si tratta una co.ca. molto unita
che si è trasferita in questo Palazzetto dello sport dove all’inizio c’erano
poche decine di sfollati anche se il paese era praticamente intatto. Presto,
per paura, per precauzione, la gente ha iniziato ad affluire. E l’iniziale
disorganizzazione delle istituzioni ha fatto sì che un gruppo scout ha dovuto
prendere in carico l’intero palazzetto, preparando pasti, pulendo i locali,
gestendo la situazione. Così, effettivamente, gli scout di Medolla hanno dato
il 200%”.
FRA SORRISO E DOLORE - Gli scout dell’Emilia Romagna per sostenere il loro servizio sono
più che attrezzati. Hanno “una ludoteca mobile, un asilo, e materiale per
spettacoli e animazioni da campo, un palco e quant’altro” serva per adempiere
alla prima missione che gli è affidata: “Sosteniamo la popolazione, siamo
portatori sani di sorriso”, ci dice al telefono Davide. Anche quando il sorriso
non c’è. Il giorno della seconda scossa, ieri, avevamo un appuntamento
telefonico con il Capo Gruppo di Medolla, per farci raccontare del palazzetto
dello Sport che loro gestiscono: alle 9, la terra trema. “Non oggi”, ci dicono,
“vi prego. Qui c’è il panico”. A Mirandola il padre di uno degli educatori
muore sotto una delle fabbriche crollate: il gruppo scout, attivissimo nei
soccorsi, annulla ogni appuntamento di ogni ordine e grado. Silenzio. Per poi
riprendere a giocare e combattere, un minuto dopo la fine del dolore. Perché il
servizio al prossimo, per loro, è una scelta. (http://www.giornalettismo.com/archives/338186/terremoto-emilia-volontari/)
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